domenica, settembre 09, 2007

L'antipolitica della legalità: i Grilloboys in piazza


Il popolo di Beppe Grillo riempie piazza Maggiore. E manda un sonoro «Vaffanculo» alla classe politica italiana, ai «poteri forti», ai «corrotti». A Bologna, cuore del V-day, sono decine di migliaia - «duecentomila», urla dal palco il comico, 30mila secondo la questura - le persone che hanno partecipato all'iniziativa per «un parlamento pulito». E sono già 300.000 - ben oltre la soglia necessaria - le firme che gli Amici di Grillo hanno raccolto in tutta Italia per la legge di iniziativa popolare che, tra l'altro, vieta ai condannati, anche in primo grado, di candidarsi alle elezioni.Questa «Woodstock delle persone perbene», tra momenti rock e monologhi, inizia nel pomeriggio, con un Grillo scatenato. La platea è davvero d'eccezione. Al di là della guerra di cifre, da anni non si vedeva la piazza centrale di Bologna - ma anche piazza Nettuno e i gradoni di San Petronio - così stracolma di gente. I vigili hanno un bel daffare a contenere fuori dalle strade carrabili gli spettatori. «Ecco la risposta a chi non crede che ci sia un'altra Italia - esordisce Grillo -. Siamo noi che dobbiamo farla, la politica». Poi, se la prende con tutti. Con la Telecom, di cui è azionista: «Vi rendo noto che ho preso 175mila deleghe dei piccoli azionisti e ora sono in maggioranza», urla. Con la legge 30 di riforma del lavoro: «I precari dovrebbero essere pagati di più, non di meno, perchè hanno 10 volte di più la possibilità di essere licenziati». Con gli sprechi di denaro pubblico, come il ponte di Calatrava a Venezia, «che collega la stazione con una strada trafficata. È costato 11 milioni di euro e mi chiedo a che serve - incalza Grillo -. Lo usa solo uno che arriva in auto e vuole andare a vedere chi è sceso dal treno..». Non c'è posto neanche per l'originalità del museo Guggenheim di Bilbao: altro spreco dei soldi dei contribuenti.Eppure migliaia di dita a "V" - simbolo di vittoria ma anche di «vaffanculo» - si alzano al cielo. E poi, naturalmente, i politici: Walter Veltroni, «l'unico candidato a un partito che non c'è»; Clemente Mastella, che «ogni mattina legge il mio blog e mi risponde. Il ministro di giustizia che dialoga con un comico. Ma ce lo vedete Brown in Inghilterra che parla con Mr. Bean tutti i giorni?»; il sindaco Sergio Cofferati, bollato come un «funzionario di partito». Per lui gli Amici di Grillo di Bologna hanno pronto, il 22 settembre, una sorta di "primarie" alternative. Un po' troppo per l'ex magistrato Libero Mancuso, assessore della giunta Cofferati, che a un certo punto lascia la piazza: «Avverto disagio - spiega - a partecipare a una sorta di festival dell'antipolitica, dove hanno prevalso insulti e dove anche la memoria di Marco Biagi è divenuta oggetto di un'aggressione di cui Bologna non avvertiva necessità».Ma chi è il pubblico «anti-politico» di Grillo? Gente di ogni età, famiglie con neonati, ma la maggior parte è under 30. Non necessariamente di sinistra, anzi. Andres, ad esempio, vota An: «Ma non è questione di destra o di sinistra, la politica va riformata». Con la legge proposta da Grillo? «Sì, ma non sono d'accordo con il punto che proibisce a un politico di sedersi in Parlamento per più di due legislature». Ma, scusa, è per il ricambio... «Eh, beh, intanto iniziamo a buttare fuori i corrotti», chiude Andres. Di parere diverso il bolognese Umberto: «Io ho votato l'Unione, credo che al governo però avrebbe potuto far di più, nei primi 100 giorni. Invece ha fatto l'indulto...». Un provvedimento duro da digerire per i «cittadini V». Ma Umberto non vuole la rivoluzione: «L'ideale sarebbe che i politici più intelligenti, perché ce ne sono, prendessero atto di questo grande movimento di popolo e iniziassero a cambiare». Meno fiducioso il 24enne Francesco, da Parma: «Sono contento che nessun partito abbia portato in piazza le bandiere, è una politica penosa. In passato sono stato attivista della Lega Nord, ma poi sono uscito. Non credo che voterò più». Sfiducia, insomma.A sentire gli ospiti che si susseguono dal palco, del resto, c'è poco da stare allegri. Il giornalista Ferruccio Sansa vorrebbe sapere da Prodi e Visco «dove sono finiti i 98 miliardi di euro di evasione fiscale che rischiano di essere condonati alle concessionarie di slot machine». Massimo Fini se la prende con la «democrazia rappresentativa», mentre Sabina Guzzanti bersaglia giornali e tv, che danno rilievo agli «slogan cretini» dei politici, «spacciandola per informazione. E magari mettono una "breve" sull'ennesima strage in Iraq». Tocca infine a Marco Travaglio parlare di legalità. Saluta Lirio Abbate, il cronista minacciato dalla mafia, e poi parla di «tolleranza zero». Quella di Rudolph Giuliani, «che prima di prendersela con i graffitari ha messo dentro tutti i capi della mafria, e poi quelli che rubavano a Wall Street». Quindi salva Sergio Cofferati: «Avrà tutti i difetti del mondo - continua Travaglio - ma, al contrario di Domenici e Chiamparino, la battaglia per la legalità l'ha iniziata portando 3 milioni di persone in corteo per l'articolo 18». E ancora, sulla linea dura anti lavavetri: «Speriamo che Cuffaro e Dell'Utri lavino i vetri, così li vedremo in carcere». Prima di salutare, Grillo precisa: «I cittadini non hanno sborsato un euro per questa iniziativa. Il Comune mi ha concesso la piazza, ma il resto lo pago di tasca mia, anche le pulizie notturne».
Pubblicato il: 09.09.07
Fonte:L'Unità

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